Quando prendere le decisioni migliori

Quando prendere le decisioni migliori

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

Ci sono i decisionisti, che prenderebbero decisioni di continuo anche a costo di sbagliare. E gli eterni indecisi, che trovano sempre un buon motivo per posticipare una decisione. Che tu sia più simile agli uni o agli altri, esistono per tutti dei momenti in cui siamo più bravi a prendere delle decisioni: nella prima metà della mattinata, entro metà pomeriggio, quando non sei sotto stress, dopo una pausa.

 

Anche se ti sembrano suggerimenti fin troppo semplici, fai attenzione a non sottovalutarli. Ora te ne spiego il motivo.

Le abitudini di Barack Obama e Jeff Bezos

L’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in un’intervista del 2012 per Vanity Fair, raccontò di voler limitare il numero di decisioni che prende in un giorno. “Non voglio decidere cosa mangio o indosso”, disse. “Perché ho troppe altre scelte da fare”. L’energia che ci occorre per prendere delle decisioni è preziosa e limitata, può esaurirsi e ha bisogno di essere ricaricata.

Il fondatore di Amazon Jeff Bezos, intervistato durante una conferenza all’Economic Club di Washington, ha affermato di non prendere mai decisioni importanti dopo le cinque del pomeriggio.

Perché Jeff Bezos da valore a un’abitudine tanto semplice e Barack Obama ne racconta una che può addirittura suonare stramba? Te lo dico subito.

La decision fatigue. Decidere stanca

Tutti noi vogliamo poter scegliere. Quali prodotti acquistare al supermercato, dove andare in vacanza, come vestirci… Ci dà una sensazione di libertà e potere sulle nostre azioni. Ma c’è un rovescio della medaglia che si chiama decision fatigue: l’affaticamento decisionale. Secondo questo concetto, la ripetizione di atti decisionali richiede uno sforzo che ci affatica e peggiora la qualità delle decisioni successive, genera procrastinazione e ci porta perfino ad evitare completamente la scelta.

Il premio Nobel Daniel Kahneman, nel suo libro “Pensieri lenti e veloci”, racconta di uno studio che ha coinvolto otto inconsapevoli giudici israeliani dai risultati che egli stesso ha definito inquietanti. Gli otto giudici dovevano decidere se concedere o negare la libertà sulla parola a dei detenuti. Questo ripetitivo lavoro di giudizio occupava intere giornate. In media ad ogni caso veniva dedicato pochissimo tempo, circa 6 minuti, e in genere la libertà veniva concessa solo nel 35 per cento dei casi. I risultati hanno mostrato che la percentuale di richieste accettate saliva al 65 per cento dopo ciascun pasto dei giudici, e calava fino quasi allo zero nelle due ore successive.

Poiché i risultati erano comprensibilmente sgraditi, gli autori dello studio controllarono con cura che non vi fossero spiegazioni alternative al comportamento dei giudici. Tuttavia, come scrive Kahneman [l’interpretazione più logica dei dati non è certo consolante: i giudici stanchi e affamati tendevano a ripiegare sulla soluzione più ordinaria, negando la libertà sulla parola.]

Il caso della marmellata e le liste di Netflix

Gli psicologi Sheena Iyengar e Mark Lepper, rispettivamente delle Università della Columbia e di Stanford, mostrarono altre conseguenze dell’affaticamento decisionale.

In un loro esperimento i clienti di un esclusivo negozio di alimentari si sono imbattuti in uno stand di degustazione che mostrava una selezione di diversi gusti di marmellata che – a seconda dei casi – era limitata a 6 oppure più ampia, 24 gusti. Un simile esperimento riguardò dei cioccolatini, e prese in esame anche un campione di clienti che non hanno potuto scegliere quali degustare fra quelli esposti.

Gli studi volevano analizzare il comportamento d’acquisto dei clienti e i loro livelli di soddisfazione. Ne risultò che gli stand con maggiore scelta attraevano il maggior numero di persone – il che può sembrare ovvio – ma contrariamente a ciò che ci si poteva aspettare, erano gli stand dove la selezione di prodotti era ridotta quelli in cui la gente acquistava di più. La troppa scelta si dimostrò demotivante. Inoltre, i clienti che avevano fatto acquisti fra una selezione ridotta di prodotti si dicevano più soddisfatti della loro scelta rispetto ai clienti che avevano avuto una scelta più ampia. Coloro che, invece, non avevano potuto scegliere i cioccolatini da provare risultarono i clienti meno soddisfatti.

Tutti noi vogliamo avere potere di scelta, e più ampio è il ventaglio delle scelte più siamo contenti. Ma la conseguenza di un numero troppo alto di opzioni è che facciamo fatica a deciderci, oppure che ci sentiamo meno soddisfatti della scelta presa. Perciò, se devi prendere una decisione importante e ti trovi davanti un ampio assortimento di scelte, la prima cosa da fare è ridurlo: non pensare all’opzione migliore, comincia a selezionare quelle da escludere.

A proposito, ecco perché quando accendiamo Netflix troviamo una preselezione di titoli “suggeriti per noi” o fra i “più visti del momento”: siamo contenti di sapere di avere un numero enorme di film e serie tv fra cui scegliere, ma senza liste limitate rischieremmo di non deciderci, o di rimanere poco soddisfatti del titolo scelto.

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