Che tipo di ascoltatore sei? Migliora la vita migliorando l’ascolto

Che tipo di ascoltatore sei? Migliora la vita migliorando l’ascolto

Ho sempre trovato fastidioso che qualcuno cominciasse una frase con “Ascoltami”. Mi dava l’idea che fosse il preludio per un discorso noioso, o per un consiglio non richiesto. Col passare del tempo il termine “ascolto” ha assunto un significato più ampio del semplice “stai attento a quel che ti viene detto”. Ha iniziato a significare: sii educato e non interrompere, stai in silenzio e aspetta il tuo turno.

Tutto abbastanza giusto. Ma talmente semplificato da ridurlo a un comportamento passivo: come se “ascoltare” significasse subire qualcosa, anziché agirla.

 

In realtà, la capacità d’ascolto è una competenza di grande valore per chi desidera:

  • migliorare la propria leadership
  • tessere buone relazioni nella vita privata e in ufficio
  • accrescere l’autostima
  • sviluppare una mentalità aperta

 

La capacità di ascolto può essere appresa, allenata e sviluppata. Ma immagino che anche tu, come me, non abbia voglia impegnarti in qualcosa senza conoscerne i benefici. Perciò cominceremo proprio da lì: migliorare l’ascolto per migliorarti la vita. Poi guarderemo ai diversi tipi di ascolto e alle tecniche per migliorarlo, dal genere Ombrello a quello Trampolino. Così che tu possa allenarti e fare pratica da subito.

Perché ascoltare: apprezzare e sentirsi apprezzati

Lo psicologo Abraham Maslow mette nel gradino più alto della gerarchia dei bisogni umani la realizzazione personale. Appena sotto, il gradino precedente è occupato dai bisogni di stima: il rispetto e il riconoscimento sociale. Si tratta del desiderio di sentirsi apprezzati dalla comunità di cui siamo parte.

Esempio:

La piacevole sensazione che provi quando parli di te, di una tua passione, un progetto o un episodio di vita vissuta, è proprio la conseguenza del tuo bisogno di stima che viene soddisfatto. Avere qualcuno che si mostra interessato al tuo racconto è una dimostrazione di apprezzamento. Se poi lo fa con trasporto è ancora meglio.

Forse non ne sei del tutto consapevole, ma è molto probabile che anche i tuoi sentimenti ne siano influenzati:

  • Non penserai «Ho parlato con una persona ben educata»
  • Ma piuttosto «Mi è simpatica, è piacevole parlarci assieme»

Cosa ne dici? Ora prova a cambiare punto di vista: mettiti nei panni dell’ascoltatore. Che emozioni provi quando percepisci simpatia e benevolenza nei tuoi confronti? Già, è proprio questo il non-segreto dell’ascolto: migliora l’autostima sia di chi viene ascoltato che di chi ascolta.

Inoltre, la reciproca dimostrazione di apprezzamento favorisce uno scambio di vedute aperto, che predispone all’apprendimento di nuove conoscenze e pone le basi per l’avvio di una relazione costruttiva.

Adesso che ti è più chiaro perché ascoltare, passiamo a vedere che tipo di ascoltatore sei e le tecniche per migliorarti.

L’ascoltatore di tipo Ombrello

Diciamoci la verità. A tutti capita di essere dei pessimi ascoltatori. Le parole dell’altra persona ci arrivano all’orecchio, le sentiamo picchiettare come gocce di pioggia su un ombrello, ma non ci badiamo. Anzi, stiamo attenti che non penetrino, bagnandoci. Sentiamo le parole che ci arrivano, ma siamo impermeabili.

Sentire non è ascoltare

Il tipo Ombrello è colui che mentre gli si parla fa dell’altro o pensa ai fatti propri. La conversazione è utile solo a far capire, a chi parla, che al suo interlocutore non gliene frega niente di quel che gli viene detto. Potrebbe addirittura essere infastidito da quel rumore che gli impedisce di concentrarsi su altro. L’autostima di chi parla viene intaccata e la conversazione non arricchisce nessuno.

 

Ti è capitato di parlare a qualcuno che si comporta come un Ombrello? Come ci si sente?

L’ascoltatore di stile Setaccio

Come i cercatori d’oro. Ecco chi vuole raccogliere solo le informazioni che ritiene più importanti per sé, credendo di rendere il proprio ascolto più proficuo. In realtà, l’ascoltatore di tipo Setaccio si perderà il vero messaggio che l’altra persona gli vuole trasmettere: fatto non solo di concetti, ma anche di sensazioni e stati d’animo.

 

In una simile circostanza, chi parla non si sentirà certo apprezzato. E il rischio più grande da parte di chi ascolta è quello di fraintendere. L’intento di selezionare solo ciò che conta, tralasciando il resto, porta l’ascoltatore a cercare una conferma delle proprie convinzioni e dei propri pregiudizi. Perdendo in questo modo l’opportunità di ampliare il pensiero e migliorare la relazione.

Se non ascolti, fraintendi

Fai attenzione, l’atteggiamento del Setaccio aumenta le probabilità di prendere decisioni sbagliate.

Il tennista: l’ascoltatore di tipo Racchetta

Per la mia esperienza, questo è il genere in cui ci si imbatte più di frequente. Spesso, infatti, mi capita di assistere a conversazioni che somigliano più a una partita di tennis, piuttosto che un dialogo. La Racchetta, o meglio in questo caso, il tennista, è l’interlocutore che ascolta in modo competitivo, per cercare delle falle, e usa il proprio silenzio per preparare una risposta.

 

Anche quando parti con buone intenzioni, è facile cadere nel tranello di un tennista. È sufficiente che ti venga ribattuto un disaccordo, una precisazione, o che venga manipolato ciò che hai appena detto, e in un batter d’occhi ti ritrovi nel bel mezzo di un match, intento a studiare le mosse dell’avversario e le tue prossime risposte.

 

Difficilmente si è riconoscenti verso un ascoltatore di tipo Racchetta. A meno che non ci si voglia cimentare in un dibattito.

Ascoltare come una Spugna

Eccoci ad uno stile d’ascolto da prendere d’esempio. Come una Spugna, l’ascoltatore rimane silente per buona parte del tempo, attento a ciò che viene detto e non solo, senza per questo rimanere passivo. Anzi, il contrario, tanto che questo stile viene anche chiamato ascolto “attivo” o “empatico”.

 

I comportamenti che metti in atto a questo livello sono:

  • Creare un ambiente sicuro – Quando ti predisponi all’ascolto, fai in modo che il tuo interlocutore si senta a proprio agio. Mettetevi in disparte, lontano da orecchie indiscrete. Se il luogo lo consente, elimina le barriere fisiche che si frappongono fra voi, come tavoli o computer. Anche il gesto di accompagnare qualcuno in un luogo più appartato è un segno di attenzione che sarà notato e apprezzato
  • Eliminare le distrazioni – Che siate nello stesso luogo o da remoto, stabilite un contatto visivo che non venga distratto da notifiche, messaggi o e-mail. Metti da parte il cellulare, per evitare la tentazione di guardarne lo schermo
  • Fare domande di verifica – Se utile, fai delle domande che contengano degli esempi, così che l’altra persona possa confermare o correggere ciò che hai compreso
  • Osservare i segnali non verbali – Per quanto sia risaputo che la comunicazione è fatta più da segnali paraverbali – come il tono di voce e la velocità di parlata – e dal linguaggio del corpo – come la postura e le espressioni facciali – che non dalle parole pronunciate, è facile dimenticarsene. Prova ad allenarti a ricordarlo. Il resto verrà da sé
  • Entrare in empatia – Cavoli, empatia è una delle parole più abusate degli ultimi vent’anni. Impegnati a percepire lo stato d’animo dell’altra persona. Immedesimati in lei, ma senza provare i suoi sentimenti. Ad esempio, se chi ti parla è innamorato, depresso o eccitato, impegnati a comprenderlo, non ad esserlo

Diventa un Trampolino

Questo è il livello di ascolto al quale tendo nelle sessioni di coaching. È quello più efficace per generare autostima, trasmettere fiducia e agevolare l’apprendimento. Nonché per ricevere in cambio una dose extra di riconoscenza.

L’effetto è proprio quello del Trampolino: chi parla trae forza dall’ascoltatore, che riceve i messaggi e restituisce energia, equilibrio e spinta per innalzarsi.

Alle tecniche dell’ascoltatore di tipo Spugna, se ne aggiungono altre due:

  • La riformulazione – È molto utile per aiutare chi parla ad adottare abitudini di pensiero più sane

Esempio:

Se ti senti dire: «Sono sfinita, va tutto storto». Potresti riformulare la frase dandole una dimensione circoscritta, nel tempo e nello spazio.

Riformulazione: «Ti senti sfinita perché in questo periodo alcune cose vanno storte».

In questo modo suggerisci la verità, senza manipolazioni. Non sei sfinita, ti ci senti in questo momento. E non va tutto storto, ma solo alcune cose e in questo determinato periodo.

 

  • Le domande aperte – Sono domande che stimolano la riflessione. Usale per aiutare chi parla ad esplorare nuovi punti di vista e chiarire i propri pensieri.

Esempio:

Un’affermazione come «Va tutto storto» può essere seguita da una domanda chiusa: «Che cosa va storto?». Oppure da una domanda aperta: «Come mai?»

Nel primo caso stai chiedendo un elenco di cose, che serve più alla tua comprensione che non a quella dell’altra persona, che sa bene cosa sta andando storto. Nel secondo caso stai chiedendo di motivare le ragioni per cui le cose vanno storte: forse a te non chiarirà cosa sia accaduto, ma chi ti parla sarà stimolato a ragionare sulle cause che hanno portato a quella situazione.

Ti servirà un po’ di tempo per maneggiare queste tecniche con naturalezza. Ma c’è una buona notizia: mentre farai pratica, non dovrai preoccuparti di far danni. I tuoi sbagli non nuoceranno all’altra persona. E in più, ogni volta avrai un riscontro immediato del tuo successo o insuccesso, così migliorarti sarà più semplice.

Rispetta il tuo tempo

C’è un’ultima cosa che ci tengo a dirti:

Ascolta per scelta, non per obbligo

Molte persone desiderano qualcuno che le ascolti, dando priorità al proprio bisogno di attenzione, ma senza avere coscienza di quello altrui. Ciò non significa che tu abbia il dovere di ascoltare tutti, in special modo quando hai in mente di usare quel tempo per fare dell’altro, di importante per te. In questi casi vale il vecchio adagio: la qualità è meglio della quantità.

Non spendere tempo ad ascoltare una persona in modalità Ombrello, perché sarebbe tempo perso. Dille la verità: che in questo momento non le daresti l’attenzione che merita. E dille quando l’ascolterai, dedicandole tutta la tua attenzione.

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